Dopo la crisi del comunismo successiva al crollo del muro di Berlino, è entrata in crisi qualsiasi ipotesi di alternativa politica ed economica al capitalismo, che oggi si presenta non come un sistema, ma come l'unico sistema possibile. In altri termini, il capitalismo si presenta oggi come la realtà stessa, non come una realtà. E' questa la tesi di Realismo capitalista, del filosofo e blogger britannico Mark Fisher. Nella figura di Kurt Cobain, cantante dei Nirvana, Fisher scorge l'impotenza di fronte a un sistema in grado di inglobare qualsiasi opposizione. La rabbia di Cobain, che dà voce alla disperazione della sua generazione, è spettacolo, dunque merce. Fa parte del sistema al quale vorrebbe opporsi. Il sistema capitalistico non si presenta come un regime oppressivo. Il suo potere agisce in modo complesso e sottile. Un film come Wall-E, afferma Fisher, può mettere in scena una umanità devastata dal capitalismo, con la certezza che ciò non susciterà alcuna vera rivolta contro il sistema: il film stesso diventa un prodotto di consumo, l'anticapitalismo spettacolare una merce come le altre.

"Ora: dal momento che il realismo capitalista sembra dipanarsi senza fratture o strappi, e visto che le attuali forme di resistenza appaiono tanto impotenti e disperate, in che modo possiamo davvero contrastarlo?", si chiede Fisher. La risposta è che bisogna centrare l'attenzione sui reali, ossia le fratture, le contraddizioni che il sistema non riesce a risolvere. Fischer ne indica tre.

Il primo è la catastrofe ambientale, che mostra che il capitalismo, con la sua pretesa di sfruttamento illimitato delle risorse naturali, minaccia ora di distruggere l'intero pianeta.

Il secondo, sul quale soprattutto Fisher si sofferma, è la depressione. Come Cobain, Fisher è morto suicida (nel 2017, all'età di quarantotto anni) dopo una lunga lotta contro la depressione documentata dai suoi stessi scritti. In Gran Bretagna, osserva Fisher, la depressione è la malattia principale affrontata dal sistema sanitario. Il capitalismo non riesce a impedire che le persone siano profondamente infelici; ma, anche se molte persone sono depresse, la loro sofferenza non diventa un problema comune. C'è una "privatizzazione dello stress" che fa sì che chi ne soffre si consideri un malato da curare, non chi sconta sulla propria salute le conseguenze di un sistema sbagliato.

Il terzo reale è la burocrazia, che nel tardo capitalismo non è scomparsa, ma ha cambiato forma, diventando più capillare e pervasiva, pur in una apparente situazione di minor controllo. Scrive Fisher:

La nuova burocrazia non è più una funzione delimitata e specifica portata avanti da determinate figure professionali, ma invade ogni area del lavoro col risultato che – come pronosticato da Kafka – i lavoratori diventano i controllori di se stessi, obbligati a valutare le proprie stesse prestazioni. Prendiamo ad esempio il nuovo sistema adottato dall’OFSTED (Office for Standards in Education) per le ispezioni nei college d’istruzione post-scolastica. Col vecchio sistema, i college erano oggetto di minuziose ispezioni una volta ogni quattro anni circa: di solito, queste prevedevano un largo numero di ispettori e l’osservazione dal vivo di diverse lezioni. Nel nuovo sistema invece, quello "ottimizzato", ai college basta dimostrare l’efficacia dei loro controlli interni, per subire soltanto un’ispezione "leggera". Quello che però queste ispezioni leggere implicano è ovvio: controllo e monitoraggio vengono esternalizzati dall’OFSTED per essere sostanzialmente appaltati al singolo college e ai suoi docenti, diventando un requisito permanente sia della struttura del college, sia della psicologia del docente. [1]

L'opposizione al sistema per Fisher deve partire da queste contraddizioni del sistema, con forme di lotta nuove che da un lato richiamino su di esse l'attenzione, e dall'altro le contrastino in tutte le forme politiche. La prima strategia vale per la malattia mentale e la depressione, che esprimono un disagio che deve essere indirizzato contro il sistema; la seconda, per la burocratizzazione del lavoro, contro la quale i lavoratori sono chiamati a ribellarsi rivendicando autonomia e rifiutando alcuni tipi di lavori. Per Fisher queste lotte sociali potrebbero richiedere "organizzazioni politiche radicalmente nuove".

Note

1. M. Fisher, Realismo capitalista, tr. it., NERO, Roma 2017, p. 106. | 2. Ivi, p. 150.