In questo passo Tolstoj preconizza la nascita di scuole “spontanee”, ma pensa anche ad una sorta di istruzione diffusa, ottenuta nei tanti luoghi culturali che una cittĂ  puĂ² offrire. E’ una soluzione appena accennata al problema dell’alternativa alla scuola, che si ritroverĂ , ben piĂ¹ sviluppata, in Ivan Illich. 

E allora, cosa sarĂ  la scuola se non dovrĂ  educare? ConsisterĂ  nell’azione consapevole, profonda e il piĂ¹ possibile varia di un individuo su un altro individuo al fine di trasmettergli le proprio conoscenze (instruction), senza obbligare lo studente, nĂ© direttamente con la forza, nĂ© indirettamente con diplomazia, a recepire quello che noi vogliamo. La scuola, forse, non sarĂ  la scuola, come noi la intendiamo adesso, con le lavagne, con i banchi, con i maestri o i professori in cattedra; essa sarĂ  forse la galleria, il teatro, la biblioteca, il museo, la conversazione; l’arco delle scienze, i programmi, forse, saranno dappertutto diversi. (Io conosco solo il mio esperimento: la scuola di Jasnaja Poljana, dove, per metĂ  anno, si sono trattati degli argomenti che io avevo scelto, in parte per rispondere alle esigenze degli scolari e dei loro genitori, in parte tenendo conto delle conoscenze dei maestri; ma a metĂ  anno è cambiato tutto e la scuola ha preso altre forme.) 
Cosa dobbiamo fare? Forse saranno abolite le scuole distrettuali, il ginnasio, le cattedre di storia del diritto romano? Cosa ne sarĂ  dell’umanitĂ ? — mi sento dire da piĂ¹ parti —. Non ci sarĂ  piĂ¹ nessuna scuola, se gli scolari non ne hanno bisogno e voi non riuscite a renderli migliori. E ancora: — Ma, insomma, i bambini non sempre sanno cosa è loro necessario, i bambini sbagliano, ecc. —. Non entrerĂ² in questa polemica. Questa discussione ci porterebbe ad un altro problema: l’uomo sa giudicare correttamente la natura umana? ecc. Non lo so e non mi metterĂ² a discuterne. Dico soltanto che se ci attribuiamo il diritto di decidere che cosa insegnare, non potete impedirmi di insegnare con la forza il francese, la genealogia medioevale e l’arte di rubare. Io dimostrerĂ² la validitĂ  di tutto ciĂ², come fate voi. — E così non ci sarĂ  piĂ¹ il ginnasio e il latino? Allora che cosa dovrĂ² fare? — sento chiedere di nuovo. 
Non temete, ci saranno il latino e la retorica ancora per centinaia di anni, e resteranno solo perchĂ© “dato che la medicina è stata comprata, bisogna prenderla” (diceva un malato). Forse soltanto fra cento anni la mia idea, che io esprimo ora in maniera poco chiara, goffa e non persuasiva, sarĂ  condivisa da tutti; solo fra cento anni cadranno in disuso tutte le istituzioni fatte e finite: la scuola, il ginnasio, le universitĂ ; e sorgeranno scuole spontanee, che avranno come base la libertĂ  delle generazioni di studenti. 

(L. Tolstoj, Quale scuola?, cit., pp. 116-117.)

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