William Heard Kilpatrick (1871-1965) è stato prima allievo e poi collaboratore di Dewey al Teachers College della Columbia University. Riprendendo e sviluppando in modo originale il pensiero del suo maestro (anche se Dewey non si riconoscerà del tutto nelle idee del suo discepolo), Kilpatrick giunse ad elaborare il metodo dei progetti, che ebbe una grandissima influenza sulla pedagogia americana degli anni Venti del secolo scorso, tanto da procurare al suo autore appellativi come “America’s greatest teacher” e “the million dollar professor”. 
Per intendere il metodo dei progetti sono necessari dei chiarimenti preliminari sul concetto di metodo. Per Kilpatrick esso si può intendere in due modi: in senso stretto o in senso ampio. In senso stretto, il metodo si occupa di come far apprendere nel modo più efficace alcune cose specifiche, mentre in senso ampio il metodo ha a che fare con la relazione tra questo apprendimento e la vita nel suo complesso. Il metodo in senso più ampio considera tutti gli apprendimenti che sono presenti simultaneamente in un singolo apprendimento. Una bambina che alla scuola dell’infanzia vincendo la timidezza sale sullo scivolo, non ha imparato solo a fare quella cosa specifica, ma ha imparato a fidarsi dei compagni, a superare la timidezza, a socializzare e così via. La complessità di questi apprendimenti è la complessità della vita stessa, mentre la singola disciplina che si apprende col metodo in senso stretto è un’astrazione dalla vita. 
Come imparare una singola cosa è un problema psicologico, mentre il problema del metodo in senso ampio è etico e filosofico. Una concezione ampia del metodo, scrive Kilpatrick ne I fondamenti del metodo (1936), “ci spinge a ricercare, ogni volta e continuamente, quale specie di carattere morale venga costituito col concorso di tutti gli apprendimenti simultanei ed in qual modo mediante tale complesso possiamo sollecitare la formazione di un carattere più nobile”. Il che vuol dire, ad esempio, preoccuparsi che gli studenti non solo studino la storia, ma che la amino, e che sappiano esprimere giudizi autonomi su ciò che studiano. 
Un metodo può favorire l’apprendimento di una disciplina, ma avere effetti negativi dal punto di vista degli apprendimenti simultanei e conseguenze deleterie sul piano della formazione morale. Come in Dewey, in Kilpatrick il problema del metodo educativo è strettamente legato al tema della democrazia, poiché essa richiede cittadini consapevoli e moralmente maturi, che non possono che essere il risultato del sistema educativo. Da questo punto di vista, il sistema tradizionale di insegnamento appare inadeguato, poiché confina la ricchezza della vita in una serie di apprendimenti separati (le discipline) sempre più distaccati dalla vita reale degli studenti. “Il solo modo di imparare a vivere bene – scrive Kilpatrick – è quello di esercitarsi a vivere bene”. Ma la scuola tradizionale, con il suo studio specializzato, ha sostituito alla cose della vita le cose di scuola, nelle quali gli studenti sono confinati. 
C’è una differenza essenziale tra lo studio nella vita e lo studio nella scuola. Se a scuola si studia per lo più memorizzando, e per timore di una punizione (quello che Kilpatrick chiama apprendimento estrinseco), nella vita gli apprendimenti fanno nascere nuovi comportamenti e consentono una ricostruzione dell’esperienza (apprendimento intrinseco). Di questo genere è, ad esempio, l’esperienza di un bambino che impara ad allacciarsi le scarpe. Da allora in poi quel bambino sarà diverso, un po’ più adulto, più vicino all’autonomia ed alla responsabilità. A scuola prevalgono invece inevitabilmente le nozioni, mentre risulta marginalizzato tutto ciò che non può essere assegnato e ripetuto a memoria: e si tratta proprio delle cose che sono essenziali per la vita, come la capacità di apprezzare qualcosa. L’insegnamento scolastico segue l’ordine logico della materia di studio. Esso consiste “nel prendere un sistema di idee già organizzate dal punto di vista degli adulti, nel dividerlo in tante parti e nel darlo una parte alla volta al ragazzo perché lo impari”. Il risultato è che lo studente non fa alcuna vera esperienza, ma si limita a memorizzare i contenuti che gli sono via via proposti. Perché vi siano apprendimenti reali occorre invece che nell’insegnamento si segua un ordine psicologico, facendo in modo che l’apprendimento nasca da esperienze e da scoperte autonome dello studente. In questo secondo caso il programma non è più la disposizione ordinata dei saperi già dati di una disciplina, ma l’insieme delle esperienze che consentiranno gradualmente agli studenti di accedere da sé alle conoscenze di quella disciplina. 
La trasformazione è radicale. L’insegnamento secondo l’ordine logico privilegia il punto di vista dell’insegnante, il suo sguardo dall’alto del sapere disciplinare con le sue connessioni interne ed il suo sviluppo; ora si tratta di riconsiderare tutto dal basso, per così dire, cioè dal punto di vista dello studente. Se la scuola tradizionale è organizzata per lezioni, la scuola nuova procederà con progetti successivi, attività che partono da problemi reali e procedono verso la loro soluzione. Un progetto comincia con l’ideazione, che individua lo scopo dell’attività, prosegue con il piano di fattività, l’analisi delle direttive di attuazione, giunge quindi all’esecuzione, alla quale segue il giudizio finale, che valuta i risultati del progetto rispetto allo scopo e gli apprendimenti acquisiti attraverso di esso.
Come si vede, si tratta di quattro momenti che richiamano i momenti dell’indagine secondo la logica di Dewey. Vi sono quattro tipologie differenti di progetti: 
1. Il progetto del produttore. Si tratta dei progetti con i quali si costruisce qualcosa. 
2. Il progetto del consumatore. Con questa espressione non del tutto felice Kilpatrick indica il godimento e l’apprezzamento di tutto ciò che è stato prodotto da altri. Rientra in questo campo l’apprezzamento estetico dell’arte. 
3. Il progetto dei problemi. Fine di questo tipo di progetto è quello di risolvere un problema che sia stato percepito come tale. 
4. Il progetto di apprendimento specifico. Questo tipo di progetto si propone di conseguire una abilità o una conoscenza particolare di cui gli studenti avvertano il bisogno. 
Lavorare per progetti non solo favorisce apprendimenti significativi, ma apre anche la via ad una vera formazione morale, per lo più trascurata dalle scuole tradizionali. La formazione del carattere morale è possibile soltanto se gli studenti sono immersi in situazioni di vita reale, nelle quali si debbano fare delle scelte e ci si debba assumere delle responsabilità. Non bastano, per sviluppare il senso morale degli studenti, le lezioni di educazione civica ed altre considerazioni teoriche. Occorre invece “una stimolante vita sociale, sotto la guida di coloro che da un lato apprezzano i valori morali sociali e dall’altro amano i fanciulli e sanno come guidarli”.