Carta d'immigrazione negli USA di Adler
Alfred Adler è stato seguace e discepolo di Freud fin dal 1902, ma ben presto la sua ricerca lo ha portato lontano dalle tesi del fondatore della psicoanalisi, che pure lo aveva nominato presidente della Società di Psicoanalisi (che Adler abbandona nel 1911, per dar vita alla Società di Psicologia Individuale). In ultima analisi, le differenze teoriche tra Freud ed Adler sono riconducibili a differenze legate all’esperienza, al carattere, alla visione politica. Se Freud è politicamente prudente, poco disposto a sbilanciarsi ed a farsi entusiasmare da progetti politici, Adler si interessa ai problemi sociali, alla criminalità, alla condizione della donna, all’educazione, con un ottica progressista e con posizioni piuttosto innovative sul piano sociale. Adler, inoltre, ha alle spalle una infanzia difficile, segnata dalle sofferenze fisiche e dai problemi di salute, cui spesso si lega a livello psicologico un disagio nei rapporti interpersonali ed un senso di inferiorità. Questa esperienza è centrale nella riflessione di Adler. Proprio partendo dal fenomeno dello stato di inferiorità organica giunge ad elaborare la sua originale teoria psicologica, che chiamerà Psicologia Individuale. 
I bambini con organi poco o male sviluppati, inferiori a quelli dei loro coetanei, hanno nei confronti della vita un atteggiamento particolare, caratterizzato dalla attenzione quasi esclusiva alla propria persona e dalla preoccupazione di raggiungere, lottando con gli altri, una posizione di superiorità. Questo senso di inferiorità non è però tipico soltanto di chi vive una condizione di inferiorità organica. In misura diversa, tutti noi sperimentiamo il senso di inferiorità e siamo impegnati in una lotta per la superiorità, che in fin dei conti è il tentativo di diventare Dèi di cui parlano diversi miti. Ma l’uomo, nota Adler, può diventare un essere superiore ad una sola condizione: quella di essere utile a tutti gli altri uomini, di risolvere i problemi di tutti. Ecco dunque ben chiaro lo scopo della vita: passare dalla competizione, dall’egoismo, dallo sfrenato tentativo di prevalere sul prossimo, alla cooperazione, alla capacità di lavorare con altri, alla vita collettiva. Cecilio aveva scritto che “homo homini deus, si suum officium sciat”, l’uomo è un Dio per l’altro uomo, se conosce il suo dovere. Per Adler questo dovere è la cooperazione. 
Gli uomini si trovano per Adler ad affrontare tre problemi principali. Il primo è quello di adattarsi all’ambiente traendone le risorse necessarie per la sopravvivenza e rendendo possibile la vita futura dell’umanità. Il secondo problema è quello della società. L’uomo è un essere sociale, non può vivere separato dagli altri a causa della sua debolezza; tuttavia, i nostri sentimenti e le nostre aspirazioni non sempre sono in accordo con questa necessità. Il terzo problema è quello della relazione tra i sessi. L’umanità è distinta in due sessi, che si uniscono attraverso l’amore istituzionalmente sancito dal matrimonio. La risposta a questi tre problemi è una sola: bisogna sviluppare il senso della cooperazione, imparando a vivere non contro gli altri, in un assurdo tentativo di prevalere, ma insieme a loro. Sono interessanti e fortemente anticipatrici le osservazioni di Adler sul rapporto tra i sessi. Il matrimonio è una forma di cooperazione. Nessuna cooperazione tuttavia è davvero possibile se i due partner non sono sullo stesso piano.

Nelle nostre attuali condizioni – scrive Adler – molti uomini, e anche molte donne, sono convinti che il ruolo dell’uomo è quello di dominare e di dettar legge, di essere il partner più importante, e di essere il padrone. È per questa ragione che abbiamo tanti matrimoni infelici: nessuno può sopportare una posizione di inferiorità senza provare ira e ripugnanza.[1]

Adler considera quindi pericoloso il pregiudizio della inferiorità femminile, che rende tesi i rapporti tra i sessi ed ha conseguenze negative anche sulla educazione dei figli, poiché una madre percepita come debole ha scarsa efficacia educativa, pur essendo affidata a lei la cura dei bambini. 
Fin dall’inizio dalle sua vita ed entro i cinque anni di età, ogni individuo elabora un particolare stile di vita (espressione coniata da Adler e poi entrata nel linguaggio comune), scegliendo una strategia per superare il senso di inferiorità che comporti la cooperazione con gli altri o, al contrario, il conflitto e l’aggressività. Di qui le diversità caratteriali tra gli individui, ma anche le nevrosi, che non sono altro che tentativi di superare il senso di inferiorità senza agire sulle situazioni reali. 
Un indice importante dello stile di vita adottato dall’individuo sono i suoi primi ricordi. Essi per Adler non sono casuali. Noi ricordiamo, delle tante cose che ci sono accadute nella nostra infanzia, solo quelle degne di cominciare la storia della nostra vita, che noi raccontiamo costantemente a noi stessi, riconducendo la nostra vita sotto il segno della sfida, o della sofferenza, o della sconfitta. 
I sogni ricevono da Adler una interpretazione piuttosto lontana da quella freudiana. Il limite principale della teoria freudiana sul sogno è, per Adler, il fatto che essa presuppone una cesura netta tra l’attività onirica e quella svolta dalla mente durante il giorno: la prima è espressione dell’inconscio,la seconda della coscienza. Inoltre Freud riconduce i sogni alla sessualità, mentre questa per Adler è solo uno degli aspetti della personalità. Soprattutto, Freud per Adler non è in grado di rispondere alla domanda sul senso dell’attività onirica. Per Freud essa è l’appagamento di desideri repressi. Tuttavia, nota Adler, noi dimentichiamo i sogni. In che cosa consiste allora l’appagamento? In realtà, mentre sogniamo siamo impegnati nella stessa attività che ci impegna durante la giornata, e questa attività è il tentativo di superare il sentimento di inferiorità. Ognuno, come abbiamo visto, elabora una strategia consistente in uno stile di vita. Di fronte a problemi nuovi, sorge la necessità di accordarli con il nostro stile di vita. Il sogno è esattamente ciò che consente questo accordo. La notte prima di sostenere un esame, uno studente può sognare di trovarsi davanti ad un abisso o, al contrario, di essere su una montagna [2]. Il primo sogno è espressione di uno stile di vita rinunciatario, mentre il secondo prepara ad affrontare la prova con fiducia. Entrambi i sogni raggiungono uno scopo: al mattino il primo studente si sentirà incapace di affrontare l’esame, che eviterà, mentre il secondo di sveglierà fresco e pronto alla prova. È chiaro che, se vengono dimenticati, i sogni non scompaiono però del tutto. Essi suscitano dei sentimenti che restano durante il giorno, anche se non si sa bene da dove nascono. Questo è in fondo, per Adler, il motivo per cui dimentichiamo i sogni. I sogni ci ingannano, ci forniscono le motivazioni ed i sentimenti necessari per affrontare la vita in accordo con il nostro stile di vita, e poi scompaiono per sottrarsi alla critica della coscienza. 
La Psicologia Individuale vuole aiutare gli individui ad accettare il proprio destino di esseri comunitari, che possono essere felici e vivere una vita piena sono se accettano di coesistere e di cooperare. Essa condivide il giudizio severo di Freud sulla religione (per Adler gli uomini religiosi “nei rapporti con Lui [con Dio] si occupano solo di se stessi, come se considerassero la divinità alle loro dipendenza” [3]), ma trova anche significativi punti di contatto con il marxismo.

Note
1. A. Adler, Cosa la vita dovrebbe significare per voi [1931], Newton Compton, Roma 1994, p. 210. | 2. Cfr. ivi, p. 95. | 3. A. Adler, La conoscenza dell’uomo nella psicologia individuale, Newton Compton, Roma 1994, p. 200.

Bibliografia
Un buon punto di partenza per la conoscenza di Adler può essere il libro Il senso della vita, disponibile in edizione economica Newton Compton. Si può poi approfondire con La scienza del vivere e Aspirazione alla superiorità e sentimento comunitario (entrambi presso Edizioni Universitarie Romane) e Prassi e teoria della psicologia individuale (Ubaldini).

Link
Istituto di Psicologia Individuale A. Adler
Scuola adleriana di psicoterapia
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